Family Office: gli italiani non sono affatto in ritardo, ma hanno da insegnare agli altri paesi

Family Office: gli italiani non sono affatto in ritardo, ma hanno da insegnare agli altri paesi

Se guardiamo sul web per cercare informazioni sul concetto di family office, ovvro società create appositamente per gestire, conservare ed eventualmente accrescere le sostanze di una singola famiglia imprenditoriale, ci viene detto che tale concetto nasce all'inizio del secolo scorso negli Stati Uniti, e vieve legato alla famiglia Carnegie, Rockfeller, Vanderbilt e altri "robber barons" dell'epoca.

Quando sulle riviste di finanza o di asset management si parla di family office si sottoline sempre l'arretratezza del nostro paese rispetto al "modello anglosassone", da noi ci sono tanti esempi di famigli con enormi patrimoni dati da un grande successo in un dato settore dell'industria sparite - come importanza economica - prima di arrivare alla terza generazione. Si invoca alla necessità di crearne di nuovi, o di affidarsi ai multi family office che sono nati in gran numero per "sentirsi ricchi" nell'avere qualcuno che di professione, in teria, dovrebbe solo dedicarsi ai nostri interessi.

Ma è proprio vero che noi italiani siamo così incapaci di conservare delle fortune economico finanziarie per lungo tempo? Beh pare proprio di no, così come l'autore di cui accenniamo nell'introduzione al presente post, anche noi nella nostra attività di agenti immobiliari ci siamo imbattuti - ed alcune sono, con nostro massimo orgoglio, nostre clienti - in famiglie che riescono a trasmettere importanti ricchezze non da 2 o 3 generazioni ma da 30 - 40.

Vi sono anche vari studi portati a termine da università britanniche che mostrano che la ricchezza di una città come Firenze è da secoli nelle mani delle stesse 12 o 13 famiglie, anche Roma non si discosta molto da questo pattern. C'e' stat sì tanta nuova creazione di ricchezza ma alcune famiglie sono "in giro" dai tempi dei romani e hanno ancora in città una importanza economica non trascurabile.

L'autore del libro che stavamo leggendo abbozza una sua teoria legata al possesso di opere d'arte, bella come boutade, ma poco onsistente con quello che vediamo, non sono tanto i Raffello che uno ha e non può neanche vendere ad avere fatto la fortuna di queste famiglie ma l'ingente patrimonio immobiliare.

Gli immobili sono una ricchezza relativamente facile da gestire, basta affittare le proprietà per cavarci un reddito, anche quindi una generazione "stupida" riesce a non farsi troppo male e quindi portare avanti il patrimonio avito.

Il modello che abbiamo visto è quello di avere un buon portafoglio di quelli che chiameremmo "trophy asset" in pieno centro (pensiamo solo a quanto rende in locazione un qualsiasi palazzo in Via Montenapoleone a Milano) e terreni agricoli che producono in campagna, su vaste estensioni di terreno. In tutte le genealogie c'è la persona più in gamba degli altri che accresce il patrimonio per intelligenza e mancanza di vizi e chi lo depaupera perchè si fa ingannare e di vizi ne ha anche troppi, ma questi due tipi di asset class si sono rivelati molto robuste nel consentire a decine di famiglie della più alta nobiltà di avere ancora oggi patrimoni di tutto rispetto considerando l'epoca storica in cui la ricchezza vera e propria fu creata.

Quindi la nostra posizione è che sì, di hedge fund e venture capital in Italia ci sia ancora molto da imparare, ma nessuno come le ricche famiglie patrizie italiane è stato in grado di mantenere inalterata la propria posizione sociale per periodi lunghi anche 1000 anni.

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