Moltissimi investitori retail sono portati a scegliere il mondo delle obbligazioni societarie come asset class di riferimento, anche perchè spesso spinti dal loor consulente bancario in tal senso.
Comprare bond, o obbligazioni che dir si voglia, emessi da rinomate società quotate viene visto come un giusto compormesso tra la sicurezza che danno le cedole che vengono pagate dalle stesse regolarmente e la rischiosità, ritenuta eccessiva, del mercato azionario tout court.
Come ci insegnava Swensen ormai 20 anni fa e ci confermano studi attuali, il pick up, ovvero il guadagno in termini di rendimento che otteniamo investendo in titoli più rischiosi di quelli governativi, non giustifica il rischio che l'investitore comunque si prende investendo in questa asset class.
Per prima cosa l'asset class è completamente esposta al rischio inflazione, tema oggi ritornato alla ribalta della cronaca: l'azienda x ti promette di restituirti le 100 lire che le hai prestato con il 5% di interessi ma non dice nulla del valore reale che queste 105 lire potrebbero avere tra n anni.
Il secondo motivo è che questo tipo di obbligazioni, che noi abbiamo supposto essere investment grade - riferendosi al mercato retail, sono car atterizzata da una strutturale sopravvalutazione dovuta al fatto che una gran massa di investitori istituzionali può solo investire in questo range di rating di strumenti e quindi la pressione di domanda alza i prezzi di questi titoli andando, per forza di cose, a diminuirne il rendimento prospettico. Notevole il fatto che i rendimenti più interessanti si ottengano andando a comprare i "ffallen angels" ovvero i titoli di debito di quelle aziende che perdono per un periodo la qualifica di investment grade andando ad essere penalizzate più del dovuto, per la struttura di domanda che abbiamo citato sopra, nelle loro quotazioni di mercato.
Il terzo motivo è che comprando un flusso di cassa conosciuto nel futuro, ma promesso da una controparte fallibile, noi prendiamo un rischio senza averne un chiaro upside, la situazione mi ricorda quella di un cliente che qualche anno fa affittò un ufficio a Milano ad una famosa startup. Le valutazioni che facemmo furono queste: noi ci prendiamo il rischio di avere una controparte fallibile, se tuttto va bene questi ci pagano l'affitto come promesso, se va male non ce lo pagano e ci mettono nei casini, ma nel caso in cui vada tutto bene io non ottengo alcun "premio" per il rischio che mi sono assunto. Le obbligazioni societarie funzionano proprio così, il gioco (ovvero il rendimento da loro offerto) non vale la candela (ovvero il rischio a cui comunque sottopongo i miei denari investiti in esse).
MOlto meglio una "barbell" strategy: BTP da una parte ed una sana e rischiosa esposizione azionaria dall'altra.
Un po' come odiamo i "fondi bilanciati", "flessibili" e tutto ciò che si ponga come una sorta di "in between" tra diverse classi di attivo, con la falsa promessa di far guadagnare lo stesso ma con un maggior risk management e magari anche un pizzico di market timing, anche qui la nostra posizione è quella di inserire due comparti nel portafoglio che ci espongano più chiaramente ai rischi che di fatto ci portiamo in casa: avere dei titoli governativi da un lato che ci danno una chiara esposizione al rischio tassi, ma senza il pick up dato dallemittente fallibile (anche se sulla robustezza dell'Italia ci sarebbero altri discorsi da fare) e compensare questa poca volatilità ed attrattività di ritorni dello strumento con una sana e volatile esposizione azionaria dall'altro. Esposizione azionaria che avrà poi il bebenifcio di poter essere estremamente diversificata e non concentratat su pochi nomi, visto che potremo tranquillamente optare per un fondo ETF che replichi un indice molto vasto anche investendo pochi soldi.
Nel mondo degli investimenti mai cercare le "vie di mezzo", o rischiare poco o rischiare tanto.
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