In un futo post parleremo di quella che è stata l'esperienza delle "tartarughe", un gruppo di aspiranti trader cresciuti sotto la mentorship di un grande trader che gestiva un CTA (commodoty trader advisor) che aveva come filosofia di investimento principale quella del trend following. Il trend following si basava su diverse misurazioni di analisi tecnica, spesso anche solo semplicemente di medie mobili che il prezzo dell'asset doveva superare, che andavano ad indicare la presenza di un forte trend rialzista, o ribassista, di una data attività finanziaria che spingeva poi l'operatore, tipicamente in futures, a prendere una posizione lunga, o corta andando a vendere allo scoperto, in leva.
Sembra banale ma ci si stupirebbe di quanti miliardi di dollari una generazione di trader di derivati abbia fatto semplicemente seguendo poche regole di analisi tecnica in mercati che erano ai tempi molto più leggibili di quelli con cui abbiamo a che fare da una ventina di anni. Qualcuno potrebbe dire che si rimpiangono sempre i "bei vecchi tempi", vero, ma nella nostra carriera professionale abbiamo avuto modo di incontrare tanti operatori che erano attivi prima e lo sono stati dopo e la differenza di performance raggiunte tra i due periodi è sostanziale.
Oggi basarsi su un paio di medie mobili di medio e lungo periodo dei prezzi di chiusura giornalieri di una data attività finanziari difficilmente ci porterà grandi ricchezze, è molto più probabile che ci porti ad azzerare il conto trading nel giro di pochi mesi ma c'e', in maniera molto più implicita e meno visibile un altro metodo di trend following che funziona ed anzi è oggi la filosofia di investimento suggerita da tutti i guru della finanza personale.
Index Investing, al di là dei tecnicismi, trattasi di trend following puro e semplice
Più volte all'interno del presente blog abbiamo parlato della subottimalità di investire in fondi di investimento attivi; per farla breve i gestori degli stessi non sono completamente liberi di fare ciò che vogliono e si limitano a praticare delle piccole scommesse relative ad un benchmark, tipicamente un indice azionario, che funge da loro riferimento. Se consideriamo i costi di commissione di gestione, che paghiamo ogni anno indipendentemente dal risultato del fondo in cui siamo investiti, e le commissioni di performance che paghiamo quando il fondo fa bene, ma senza poter distinguere tra quanto veramente abbia contribuito il gestore e quanto invece sia semplicemente salito il mercato di riferimento, i risultati per l'investitore finale, nel medio periodo (uno o due anni buoni li possono avere tutti, pura fortuna) sono sempre peggiori di quelli che si avrebbero semplicemente andando a legare le proprie fortune all'indice stesso.
Da decenni esistono fondi, e oggi molti ETF, che si limitano a "copiare" la composizione dell'indice di riferimento e l'esperienza empirica ci mostra che i risultati che si ottengono da questa strategia di investimento "stupida", dove di fatto non si fa nulla se non copiare quello che era stato solo pensato come un termometro della salute di un dato mercato e non come un veicolo di investimento, sono molto migliori di quelli che si ottengono con i millemila fondi di investimento attivi, e molto cari per l'investitore che troviamo sul mercato. Diciamo che questa conclusione non è il massimo per tutti quei professionisti che si occupano di gestione del danaro, perchè di fatto esplicita il fatto che tutte le loro giornate di studi e di grandi riflessioni quanlitative e quantitative sul mercato in cui sono attivi non portano nessun valore aggiunto alla persona che ha affidato loro i soldi da gestire.
E' un po' come se uno, scopertosi malato di cancro, si affidasse alle cure della nonna anzichè andare dal medico e alla fine stesse meglio che l'essere andato in ospedale o, usando un esempio meno forte, quando vedi che il lavandino perde acqua ci metti te un tappo o qualcosa e fai comunque meglio dell'idraulico. Quando il professor Scienza sui giornali italiani pala di industria parassitari del risparmio gestito si riferisce proprio a questo, un intero settore che drena risorse dala comunità ma che , alla fine dei conti, non fornsice nessun valor aggiunto. Vi rimandiamo ai post che abbiamo dedicato a questo fenomeno in altri parti del blog.
Qui vogliamo invece andare più a fondo sul fatto che linvestire in un indice è pratica passiva per l'investitore che compra un fondo Vanguard, ad esempio (citando l'azienda fondata da John Bogle che è stata la persona che i fondi indicizzati li ha inventati negli Stati Uniti) ma non è affatto passiva da parte di chi l'indice lo gestisce e quindi determina la composizione del portafoglio del fondo o ETF che l'indice dovrà andare a copiare.
Compra i vincitori e vendi i perdenti, questa la filosofia di trading alla base della composizione dell'indice su cui investiamo
Gli indici azionari sono tutti pesati in base alla capitalizzazione delle aziende componenti l'indice stesso, una società che ha successo, fattura di più e quindi ha una bottom line che cresce finisce per essere valutata di più dal mercato e vede il prezzo delle sua azioni salire. Salendo il prezzo delle sue azioni sale anche il valore della sua capitalizzazione di borsa, portando quindi l'indice su cui investiamo a sovrappesarla. Di fatto l'indice "compra" più azioni delle società che stanno performando bene e quindi salgono ed implicitamente "vende" quelle delle società che vedono diminuire invece la loro capitalizzazione azionaria.
Una società che perde fatturato, che è coinvolta in uno scandalo, o che semplicemente è in un settore che non è più di moda, vedrà mano a mano diminuire il suo valore di borsa, e piano pianino sarà costretta ad uscire dall'indice su cui noi investiamo. Pensiamo al S&P 500, la 501esima società, magari bellissima e con un grande valore degli asset sottostanti non fa parte dell'indice.
L'indice di bora fa l'esatto contrario di quello che fanno migliaia se non milioni di analista azionari, nonva a guardare i bilanci cercando del "valore" nascosto nelle pieghe dei bilanci, ma si limita a prendere il numero più visibile di tutti, quello del valore dell'azione e quindi dell'intera società, e fare tutte le sue considerazioni di "trading" su quello.
Investendo in un indice noi siamo passivi, ma di fatto l'indice sta portando avanti per conto nostro una strategia di trend following che possiamo tranquillaente chiamare buy the winner e sell the loser, ovvero vengono acquistate le aziende "vincenti" che crescono di prezzo e vendute invece le azioni che hanno problemi, difficoltà, senza nessuna attenzione a potenziali brevetti, asset fisici o altro che potrebbero farle valere per un delisting o altro.
Pensare che un intero settore economico della nostra società, quello del risparmio gestito, sia assolutamente inutile per il benessere della stessa è cosa che deve far riflettere, ma anche portare ad un'azione immediata per il bene dei nostri risparmi, solo fondi passivi, indicizzati a mercati che abbiano senso, e quindi siano sufficientemente diversificati, mantenendo la posizione per il lungo periodo che è l'unica cosa che ci assicura di poter godere appieno dei risultati "storici" del dato mercato
Se avete un'idea diversa sulla morta del trend following di vecchia scuola per come ne abbiamo dato notizia all'inizio del post, ci piacerebbe sentire la vostra opinione, come sempre, scriveteci a: info@immobiliedinvestimenti.com
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