Investimenti alternativi, spieghiamo cosa sono e, soprattutto, se ti sono realmente utili

Investimenti alternativi, spieghiamo cosa sono e, soprattutto, se ti sono realmente utili

Sui giornali finanziari e non si fa un gran parlare di "investimenti alternativi", ma alternativi a cosa? Semplice, essi sono alternativi alle tradizionali asset class di investimento, che possiamo elencare qui di seguito:

- azioni

- obbligazioni (governative o societarie con infiniti gradi di rischio che le caratterizzano)

- materie prime

- oro (che consideriamo come a metà tra una materia prima tout court ed una valuta)

- valute

- immobiliare

Questi elencati qui sopra sono gli attivi di investimento che esistono da decenni, se non secoli, e che ci danno una esplicita esposizione di rischio ad un dato mercato, in gergo si potrebbe dire un "beta". Rimanendo investiti in azioni, con un'opportuna diversificazione del nostro portafoglio, andiamo ad appropriarci come investitori del ritorno percentuale di questa classe di attivo, dovendo però anche ingoiare obotrto collo la volatilità che questi rendimenti portano con sè. La volatilità non è solo positiva all'insù, ma spaventa quando si manifesta all'ingiù con crolli dei corsi azionari che dimezzano o quasi il valore del nostro conto titoli.

Un rischio direzionale, ovvero dell'essere semplicemente investiti "lunghi" in un mercato di attivo, lo presentano tutte le classi elencate sopra, a tal proposito negli anni' 70 alcuni investment manager si sono inventati un'esposizione che fosse più "smart" rispetto al mercato. Non la semplice aggregazione di n attività finanziarie, ad esempio un portafoglio di 100 azioni quotate sull'S&P 500, ma questa parte "lunga" del portafoglio bilanciata da una parte "corta", ovvero di posizioni che venivano vendute allo socperto sul mercato andando ad "hedgiare" la rischiosità di quelle acquistate.

Se proviamo ad immaginare un portafoglio di due semplici azioni, una lunga per un valore di 100 EUR ed una venduta allo scoperto per pari ammontare, ci rendiamo conto che abbiamo sì un investimento "azionario", volendolo classificare con un nome sintentitco, ma un investimento che non dipende dalla direzione del mercato nel suo complesso ma i cui ritorni dipenderanno unicamente dalla sovra, o sotto, performance del titolo che abbiamo comprato rispetto al titolo che abbiamo venduto e che quindi ci aspettiamo scenda di valore o quantomeno non salga come quello che abbiamo acquistato. 

Gli hedge fund, tra gli alternativi più diffusi, nascono come fondi di copertura, per limitare i rischi direzionali di un mercato

La visione degli hedge fund come fondi "speculativi, così sono stati tradotti in italiano, è parzialmente scorretta la loro matrice era quella di consentire un'esposizione all'azionario che fosse però limitata nella volatlità dei ritorni proprio dal fatto di avere sulla parte delle liability del portafoglio delle scommesse short rappresentate da delle zioni che si aspettava di vedere scendere come valutazione.

Il concetto di limitazione della volatiltà è quindi alla base del prendere in considerazioni gli investimenti alternativi.

La volontà di creazione di alpha, ovvero di ritorni da investimento completamente slegati dall'andamento del mercato sottostante ha porato poi a vendere tali prodotti come investimenti a "ritono assoluto", che garantiscono quindi un guadagno positivo indipendentemente dall'andamento del mercato sottostante. Dedicheremo altri post a mostrare con chiarezza che queste promesse non sono state purtroppo mantenute.

Andiamo pero' ora a vedere quali sono gli investimenti alternativi, proviamo anche qui a farne un rapido, ma quanto più esaustivo possibile, separandoli in due macrogruppi, quelli liquidi e quelli illiquidi.

Liquidi

- Hedge fund (in italiano, come abbiamo detto, "fondi speculativi")

Illiquidi

- Private Debt

- Private Equity

- Venture Capital

- Infrastructure

- Esotici (life settlements, legal claims, etc)

Come risparmiatore devo preoccuparmi di questo tipo di investimenti, devo aggiungerli al mio portafoglio?

La nostra risposta, che andiamo ora a motivare, è un chiaro NO.

L'investitore retail, il risparmiatore per dirla in maniera più semplice, che abbia fatto il suo compito e conosca bene la durata degli investimenti che inserisce nel proprio portafoglio, non deve preoccuparsi di spendere le commissioni richieste da questo tipo di veicoli per andare a diminuire la volatilità o eliminare il tail risk eventuale, può tranquillamente gestirsi la volatilkità di anno in anno delle proprie posizioni con il vantaggio di non avere, a differenza di molti investitori istituzionali, delle politiche di spesa annuali se non addirittura più frequenti che lo obbligano a tenere controllato la volatilità del portafoglio.

Anche per quelli che vedono gli alternativi, parlo sopratutto di quelli illiqudii, come una potenziale fonte di grandi guadagni, anche per loro non c'e' bisogno di sbattersi più di tanto perchè analogo risultato lo si può ottenere andando ad investire sapientemente sul mercato delle azioni quotate, scegliendo quelle che replicano meglio l'andamento dei sottostanti effettivi presenti nei portafogli di tali investment manager.

Andando a guardare le caratteristiche chiave degli investimenti alternativi, se vi sono alcune utili per ogni investitore, proprio per la diminuzione della volatilità attesa del portafoglio, come:

- bassa correlazione rispetto alle altre classi di attivo

Ve ne sono molti altre per cui confermiamo il nostro suggerimento di lasciare perdere, suggerimento lo ricordiamo rivolto all'investitore retail, a quello che gestisce i propri soldi per la propria pensione:

- minore liquidità rispetto alle asset class tradizionali

- meno regolamentazione (che porta ad una minore trasparenza)

- maggiore complessità (a volte non è facile proprio capire cosa si ha in portafoglio e gli effetti di dati movimenti di mercato sugli asset sottostanti in cui si è investiti)

- richiesta di capitale minimo per partecipare (si parte dai 100k EUR ma si arriva facilmente al 1 MLN di EUR per i fondi più richiesti)

- maggiore onerosità in termini di commissioni (come sapete siamo grandi fan degli ETF e dei fondi indicizzati a costo minimo, qui parlaimo invece di commissioni di gestione del 2% l'anno e commissioni di performance, sul risultato assoluto del 20-25%)

 

Anche Anthony Robbins non ama gli hedge fund

In una sua recente opera sulla finanza personale anche il famosissimo formatore Anthony Robbins si è scagliato contro gli investimenti alternativi, ed in particolar ha suggerito di non inserire gli hedge fund all'interno dei portafogli di clienti retail.

Queste le sue motivazioni:

- sono in generale prodotti poco attenti al profilo fiscale del singolo cliente, a differenza di prodotti tailor made che lo stesso cliente affluent potrebbe ricevere da un buon intermediario;

- le commissioni sono troppo alte, il modello 2-20, che abbiamo visto sopra come commissioni di gestione e di performance si "mangia" tutto il rendimento che anche il gestore più bravo riesce a produrre imbroccando le sue previsioni sul mercato (queste commissioni non vanno in fumo, si riversano nel mercato immobiliare di New York e Losa Angeles, in yacht di lusso e squali morti mantenuti in formaldeide in vasche gigantesche tenute in salotto... questo per dare un breve elenco di esempi di spese stravaganti fatte dai manager di hedge fund, veri e proprio nuovi master of the universe nel mondo della finanza)

- non è chiaro quanto rischio prendo investendo in un fondo speculativo, investo assumendo il rischio sia 100, ma puo' rivelarsi che il rischio sia molto più alto (mettiamo 400) ma anche che sia molto più basso se in quel periodo il manager non vede trade di cui è convinto, e a questo punto sto di fatto pagando uno il 2% dei miei soldi per tenere i soldi in buoni dello stato;

- mancanza di trasparenza, sono spesso, sopratutto i cosiddetti fondi quantitativi che vanno di moda oggi, delle "black box", quando la cosa gira bene si fanno soldi senza capire bene il perchè, quando gira male si perdono e manca la convinzione di tenere la posizione visto che non si ha bene idea in che cosa si sia investiti e come reagisca la posizione singola rispetto a repentini cambiamenti dei mercatoìi sottostanti;

- poca liquidità proprio quando serve, anche fondi venduti come liquidabili in una settimana, in periodi di stress, e il 2008 è stato maestro in questo, diventano illiquidissimi. Nel crollo del 2008 era pratica comune racchiudere tutte le posizioni "problematiche" dei fondi in opportune side pockets, per cui la liquidità era limitata a cio' che andava bene, tutto il resto diventava di fatto un fondo di private equity a liqudiità nulla o quasi;

- performance, scarse se non pessime: si vendono come master of the universe nei guadagni, vero, ma i ritroni economici degli investitori sono tutto tranne che stellari, su questo basti ricordare la celebre scommessa fatta da un manager di fondi di fondi hedge contro Warren Buffett, su 10 anni il primo scommise che i migliori fondi del mondo da lui selezionati avrebbero umiliato l'S&P500. Sapete come andò a finire: 10 anni dopo l'S&P500 aveva fatto il 125%, il portafoglio di star della finanza un magrissimo 35%.

 

Investimenti alternativi: lasciamoli agli investitori istituzionali che DEVONO occuparsene, come risparmiatori possiamo farne a meno

Nel caso in cui vi trovaste a detenere in portafoglio delle quote di fondi illiquidi di cui volete liberarvi, non esitate a chiamarci per sapere se tali posizioni possono essere di interesse per gli investitori che copriamo in tale ambito, avrete il modo di liberarvene e quindi di poter investire il ricavato in investimenti in cui credete maggiormente.

Per domande o chiarificazioni, scriveteci come sempre a: info@immobiliedinvestimenti.com

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