Principali errori che le persone commettono quando investono

Principali errori che le persone commettono quando investono

Investire è una delle scelte più intelligenti per far crescere il proprio patrimonio, ma troppo spesso gli investitori – piccoli o grandi – sottovalutano un aspetto cruciale: la fiscalità.
Un investimento ben studiato dal punto di vista finanziario può diventare disastroso se mal gestito sotto il profilo fiscale. Gli errori in questo campo sono frequenti e costosi, e possono erodere gran parte dei rendimenti attesi.
Ecco i più comuni errori fiscali che i risparmiatori commettono quando investono in immobili, azioni e obbligazioni.

Ignorare la tassazione sui rendimenti finanziari

 

In Italia, i redditi da capitale (interessi su obbligazioni, dividendi da azioni, cedole di fondi) e i redditi diversi (plusvalenze su compravendita di titoli) sono soggetti a imposta sostitutiva del 26%, mentre i titoli di Stato godono di un’aliquota agevolata del 12,5%.
Molti investitori non distinguono queste categorie e si sorprendono quando il rendimento netto è molto inferiore al previsto. Non conoscere l’impatto fiscale porta a calcolare male il ritorno reale.

Non compensare plusvalenze con misuvalenze

 

Le minusvalenze realizzate vendendo titoli in perdita possono essere compensate con plusvalenze future, ma solo se correttamente registrate e nei limiti temporali previsti (quattro anni).
Molti investitori trascurano questa opportunità e finiscono per “buttare via” un credito fiscale che avrebbe potuto ridurre le tasse su guadagni successivi.

Dimenticare le imposte patrimoniali

 

Oltre alle imposte sui redditi, esistono imposte patrimoniali annuali sugli strumenti finanziari e sugli immobili:

  • IVAFE: 0,2% annuo sul valore dei prodotti finanziari detenuti all’estero.

  • IVIE: 0,76% sul valore degli immobili posseduti all’estero - quella che non vi viene mai raccontata dai tanti cazzari che tentano di piazzarvi gli immobili a Dubai e altre località esotiche

  • IMU: per gli immobili in Italia non adibiti a prima casa.
    Molti risparmiatori non le considerano nei calcoli, sottostimando il costo fiscale complessivo dei propri investimenti.

     

Gestire male la fiscalità degli affitti

 

Nell’immobiliare, il nodo principale riguarda i canoni di locazione: affitto a tassazione ordinaria o cedolare secca al 21% (o 10% per canoni concordati)?
Molti proprietari scelgono a caso, senza una valutazione del proprio reddito complessivo, e finiscono per pagare più tasse del dovuto. Inoltre, trascurano deduzioni e detrazioni legate a spese di manutenzione o ristrutturazione.

Sottovalutare la fiscalità degli investimenti esteri

 

Comprare azioni USA o ETF domiciliati all’estero è sempre più comune. Tuttavia, pochi considerano il tema della doppia imposizione fiscale: ad esempio, i dividendi da società americane subiscono una ritenuta alla fonte (generalmente 15% con trattato Italia-USA) che si somma alla tassazione italiana. Senza corretta pianificazione, il rendimento netto può crollare.

Non pianificare il passaggio generazionale

 

Molti investitori pensano solo al rendimento annuale, ma dimenticano il tema della successione. Titoli e immobili non pianificati in anticipo possono diventare un peso fiscale per gli eredi. In Italia l’imposta di successione è oggi bassa (4%-8% con franchigie elevate), ma il futuro è incerto: non prepararsi significa esporre la famiglia a rischi inutili.

Trascurare la residenza fiscale

 

Sempre più persone si trasferiscono all’estero per lavoro o per scelta personale, ma non aggiornano correttamente la residenza fiscale. Questo può portare a doppie imposizioni, accertamenti e multe. La pianificazione fiscale internazionale è un tema delicatissimo, che va affrontato con competenza.

 

Confondere regime amministrato con quello dichiarativo

 

Chi investe tramite banca può optare per il regime amministrato (l’intermediario applica e versa le imposte) o dichiarativo (l’investitore dichiara in autonomia). Molti scelgono senza capire i pro e i contro: il regime amministrato semplifica, ma impedisce di compensare minusvalenze su strumenti detenuti altrove; il dichiarativo richiede più impegno, ma offre più flessibilità. La scelta sbagliata può costare molto in termini fiscali.


Non aggiornarsi sulle continue modifiche normative

La normativa fiscale italiana è soggetta a revisioni continue: aliquote, agevolazioni, regimi speciali cambiano con le leggi di bilancio. Chi non si aggiorna rischia di pagare più del dovuto o di perdere opportunità di risparmio. L’esperienza di un consulente (immobiliare o finanziario) aiuta a restare al passo con i cambiamenti.


Pensare solo al lordo e non al netto

Forse l’errore più grande: valutare un investimento guardando solo al rendimento lordo, senza calcolare l’impatto fiscale. Che si tratti di un appartamento affittato, di un BTP o di un ETF azionario, il rendimento che conta è quello netto in tasca all’investitore. Ignorare questo principio porta a scelte sbagliate e a delusioni inevitabili.

Conclusione

 

Gli investimenti non si giudicano solo dai rendimenti attesi, ma anche – e soprattutto – da come vengono gestiti fiscalmente.
Ignorare la fiscalità significa regalare soldi al fisco o, peggio ancora, esporsi a rischi legali e sanzioni. Che si tratti di una casa da affittare o di un portafoglio di titoli, il supporto di un professionista esperto consente di ottimizzare il rendimento netto e proteggere davvero il proprio patrimonio.

In un mercato che cambia in maniera costante come quello di oggi, dove gli affitti a Milano per chi ha la fortuna di avere appartamenti in centro oggi è di fatto stato dimezzato al 10% di cedolare secca, non avvantaggiarsi di queste nuove normative equivale letteralmente a "buttare soldi dalla finestra".

Affidatevi ad un professionista che sia sempre "sul pezzo" in modo da garantirvi il miglior trattamento dal punto di vista fiscale e non dimenticatevi mai che il settore immobiliare, per chi lo veda senza pregiudizi, è un vero e proprio arbitraggiofiscale: info@immobiliedinvestimenti.com 

 

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