Negli ultimi anni il fenomeno degli affitti brevi (Airbnb, Booking e simili) ha attirato l’attenzione di molti proprietari convinti di poter ottenere rendimenti molto più alti rispetto a un affitto tradizionale.
La realtà, però, è diversa: nella maggior parte dei casi il vero guadagno finisce in tasca agli intermediari, mentre al proprietario rimangono rischi, costi e imprevisti.
Ecco i 5 motivi principali per cui l’affitto breve non è mai la scelta ottimale.
Commissioni alte per gli intermediari, o "property manager" che li gestiscono
La gestione professionale di un affitto breve richiede agenzie specializzate che applicano commissioni tra il 25% e il 40% dei ricavi lordi.
Di fatto, qualsiasi sovrarendimento rispetto a un affitto classico viene assorbito dall’intermediario, lasciando al proprietario un margine simile – o addirittura inferiore – a quello di una locazione standard.
Non vogliamo dire che queste cifre non siano meritate dagli operatori che si occupano di questo settore, il loro è un lavoro vero e continuo che ha dinamiche anche complesse da seguire e gestire nel cosro dell'anno. Il punto è che il semplice fatto di fare gestire il vostro immobile da altri dovendo loro una fetta consistente della "torta" vi condanna a perdere soldi affittando a breve termine sulle piattaforme online più conosciute.
Occupazione discontinua
Un appartamento non è mai affittato al 100% del tempo: ci sono periodi morti, stagionalità, cancellazioni last minute.
Il risultato è un reddito molto variabile, che rende impossibile pianificare entrate stabili, soprattutto se l’immobile è la principale fonte di rendimento per il proprietario.
Costi di manutenzione ed arredo più alti
Un affitto breve richiede che l’appartamento sia sempre perfetto: biancheria, pulizie frequenti, piccoli interventi di manutenzione.
A lungo andare, il turnover elevato usura l’immobile molto più rapidamente e obbliga a reinvestire continuamente in arredi e riparazioni.
Rischio normativo e fiscale
Gli affitti brevi sono sotto crescente attenzione da parte di Comuni e Governo: regole più rigide, limiti alle notti affittabili, nuove imposte.
Chi sceglie questa strada rischia di cambiare modello di business da un giorno all’altro, senza alcuna garanzia.
Impegno e stress costante
Anche affidandosi a un intermediario, il proprietario deve comunque occuparsi di contratti, scadenze fiscali, verifiche catastali, adempimenti condominiali.
Con l’affitto breve ogni mese possono nascere problemi con ospiti, vicini, regolamenti di condominio.
Il risultato? Più preoccupazioni e meno tempo libero, a fronte di rendimenti che spesso non superano un affitto stabile.
Noi ribadiamo sempre che non passa giorno in cui non ci siano lamentele, in qualche palazzo, sui comportamenti degli avventori di questi BnB, rumore, pattumiera mal gestita, e casini vari sono veramente all'ordine del giorno e quindi i vicini, giustamente, si arrabbiano.
Conclusione
L’affitto breve viene spesso presentato come un “El Dorado” immobiliare, ma nella realtà il sovrarendimento viene incassato quasi interamente dagli intermediari.
Per il proprietario, la scelta più saggia resta quella di un affitto medio-lungo periodo, che garantisce stabilità, meno rischi e la valorizzazione costante dell’immobile.
Per chi condivide con noi questo tipo di impostazione, non c'è altra scelta di contattarci per capire le potenzialità di reddito del vostro immobile: info@immobiliedinvestimenti.com
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